giovedì 25 settembre 2008

Tra mafia, politica e idee per la scuola.

Carissimi,
da moltissimi anni oramai la politica italiana vive di emergenze; ogni governo si occupa degli affari urgenti e contingenti; il caso Alitalia ed i rifiuti in Campania sono un esempio tangibile di come agiscono i governi italiani.
Tutti e due i problemi, Alitalia e rifiuti in Campania, erano bloccati da decenni di colpevole inerzia da parte dei nostri governanti.
Per ultimo, ma non in ordine di importanza, il problema della criminalità organizzata a Castelvolturno con il conseguente invio, sempre per gestire l’emergenza, di militari per presidiare l’area.
Come conseguenza dell’inerzia dei nostri politi assistiamo tutti i giorni ad una continua sequela di insulti tra maggioranza e opposizione, senza che nessuno dei due schieramenti proponga progetti di cambiamenti significativi alla società italiana.
Le ultime vicende riguardanti la scuola, mi riferisco alla decisione di ritornare al maestro unico nelle scuole elementari, non sono che uno degli esempi di come viene affrontata una delle problematiche più gravi e con maggior impatto sulla società italiana.
La scuola è l’istituzione che prepara i dirigenti di domani e dovrebbe essere al primo posto nell’agenda di ogni governo, poiché dalla qualità della preparazione dei nostri figli dipende lo sviluppo culturale, sociale e politico della nazione stessa.
La mancanza di cultura, ed il conseguente rifiorire dell’ignoranza, generano tensioni sociali gravissime e abbassano, tra l’altro, la produttività della nazione.
Mi chiedo, forse con un pizzico di ingenuità, come mai ogni governo invece di migliorare il sistema scolastico con investimenti strutturali e controllo di qualità del sistema scolastico si preoccupa esclusivamente di valutare l’impatto economico della scuola stessa sulle casse dello Stato.
Proporre il ritorno del maestro unico serve solo a risparmiare soldi e può, se è questo l’obiettivo del ministro, essere una strategia valida. Tutti e due i metodi, maestro unico e più maestri per classe, sono entrambi modelli validi e tutti e due comunque hanno varie controindicazioni.
Nessuno governo invece si è preoccupato di uno dei problemi che ha il maggior impatto nella scuola italiana ed è anche l’anello debole dell’istruzione; si tratta della scuola media. I tre anni della scuola media sono per i nostri ragazzi il periodo peggiore, anche per la scarsa qualità della stessa, e la maggior parte di loro perde contatto con la scuola stessa e pregiudica quindi lo sviluppo di se stesso.
Si dovrebbe valutare, a mio avviso, l’introduzione del ciclo unico di otto anni con almeno un maestro che segue l’intera classe per tutto il periodo.
E’ bene sapere che tale metodo, il ciclo unico, è adottato in molte nazioni e che, non a caso, dove è stato introdotto c’è una minore dispersione scolastica.
Peraltro, in alcune regioni, si fa ben poco per evitare la dispersione scolastica. Dai dati del Ministero della pubblica istruzione [1] emerge che nella sola regione Campania, nell’anno 2007, la percentuale di ragazzi che si è fermata alle scuole medie è del 28,8%.
Tale problema, quello della dispersione scolastica, è di gran lunga più grave di quello della lotta, seppur gravissimo, alla mafia. Le mafie, tutte ed in ogni parte del mondo, si nutrono dell’ignoranza e della paura del popolo.
Più alto è il livello culturale minore probabilità ha la mafia di attecchire e mettere radici e quindi di prosperare.
Io credo che non si possa risolvere il problema della mafie, ed in generale della criminalità organizzata, senza prima proporre un serio piano che combatta la piaga dell’abbandono scolastico.
Questo, il problema della scuola, dovrebbe essere sempre all’ordine del giorno di ogni governo italiano.

[1]
http://www.pubblica.istruzione.it/mpi/pubblicazioni/2008/allegati/dispersione_2007.pdf

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